

Un medico su 3 subisce denuncia, ma solo il 3% viene condannato
Anaao, serve modello no fault che svincoli risarcimento e colpa
Un medico su 3 ha ricevuto una denuncia penale e/o civile. Solo il 3% dei procedimenti giudiziari conclusi si è risolto con una condanna, ma la situazione spinge almeno un terzo dei medici a pensare di licenziarsi e il 47% a rinunciare a ruoli di maggiore responsabilità. I dati emergono dalla survey condotta dal Centro Studi del sindacato di medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed, presentata nel corso del convegno "Ma che colpa abbiamo noi. I confini della responsabilità professionale in sanità" in corso a Roma. Il sindacato, nelle parole del segretario Pierino Di Silverio, del presidente Carlo Palermo e del Componente esecutivo nazionale Chiara Rivetti, sostiene l'istituzione di un modello "no fault" che permetta ai pazienti di ottenere un risarcimento per danni derivanti da trattamenti medici senza dover dimostrare la loro colpa e ai professionisti di lavorare con maggiore serenità, e il rafforzamento dello "scudo penale" limitando la responsabilità penale alla sola colpa grave. Nello specifico, il 32% dei rispondenti alla survey ha dichiarato di aver almeno ricevuto una denuncia nella propria attività professionale: penale nel 43,6% dei casi, civile nel 30,8% e di entrambi i tipi nel 25,6%. Il 22,3% ha ricevuto almeno una denuncia il 35,6% più di una. Ai primi posti di distribuzione per specializzazione spicca il settore della chirurgia (82%), e i più colpiti sono i chirurghi uomini con oltre 20 anni di carriera (86,2%) che lavorano negli ospedali con meno di 500 posti letto (37,6%). Maggiore la prevalenza a Sud e Isole (39,8%). Per affrontare la distorsione tra denunce e condanne, afferma Rivetti, è necessario "rafforzare lo scudo penale", rendendolo "strutturale, limitando la responsabilità penale ai soli casi di colpa grave", introducendo un modello "no fault" per l'alea terapeutica per l'alea terapeutica (la presenza di rischio connesso all'imprevedibilità dell'atto medico), con "l'adozione di un fondo nazionale che garantisca un indennizzo al paziente anche in assenza di colpa del medico". Modello per cui, spiega Di Silverio, "il paziente può scegliere di ottenere un indennizzo economico rinunciando a intraprendere un'azione legale" avendo "la certezza di venire risarcito (98% dei casi approvati da una commissione)". La legge 24/2017 Gelli-Bianco, afferma Palermo, "è stata uno spartiacque", ma serve un "nuovo paradigma" che miri "a favorire un percorso di risarcimento ma allontani per quanto possibile costituzionalmente il concetto di colpa che grava su ogni singolo professionista".
O.Somerville--NG